...o almeno io la faccio cominciare dai primi ricordi, da qualche episodio che è ancora vivo nella mia mente e che risale al periodo della seconda guerra mondiale, dato che io sono nata proprio in quel periodo.
Ma prima di poterlo fare mi sembra necessario spiegare a chi è nato dopo di me che cosa è stato il fascismo e cosa ha comportato per la popolazione civile quell' ideologia che, trasformandosi a poco a poco ha portato l'Italia alla catastrofe.
Le origini del fascismo.
La parola “fascismo” deriva dal fascio di verghe che erano portate nell’antica Roma da appositi addetti chiamati “littori”, (da qui la denominazione “fascio littorio”).
I fasci littorii erano le guardie del corpo personali del magistrato e rappresentavano il potere che avevano di uccidere il re.
Tra le verghe del Fascio, o lateralmente, vi era inserita una scure, che però in età repubblicana veniva tolta quando si era all’interno della città.
Dopo la disfatta di Caporetto, il termine Fascio cominciò ad essere legato alla necessità di un’unione nazionale al di sopra degli interessi dei partiti.
Come tale, ma accompagnato da rivendicazioni rivoluzionarie,
Per i giovani la Prima Guerra Mondiale era stata un’avventura, un’esperienza vissuta con l’esaltazione dell’eroismo e del coraggio, ma il disastro morale sopraggiunse quando si scoprì che era una guerra nuova, lunga, di logoramento.
Così si accusò il Parlamento e i partiti di disfare con vuote polemiche quello che i combattenti conquistavano col sangue.
Queste accuse, anche se prive di fondamento, prepararono il terreno per i futuri semi dei movimenti combattentistici;
vale a dire: arditismo, futurismo politico, fiumanesimo, fascismo.
I movimenti combattentistici fecero della partecipazione alla guerra l’origine, legittima, del loro diritto al potere e alla guida del paese rinnovato.
Dovevano, infatti, salvare la patria dal nemico interno, come l’avevano salvata da quello esterno, e rinnovarla, attraverso vari propositi:
purificazione morale, lotta all’analfabetismo, giustizia per tutti, riconoscimento dei diritti delle donne, istituzione del divorzio, riforma del costume.
Il movimento non presentò solo quest’aspetto, in alcuni nuclei di minoranza, dai quali sorse la prima classe dirigente fascista, fu la premessa di un’ideologia sovversiva, che voleva la distruzione degli istituti liberali e l’esaltazione del ruolo avuto dalle aristocrazie guerriere, in particolare gli arditi.
Questi ultimi, che rifiutavano di riprendere un posto nel “sistema” una volta finita la guerra, furono guardati con sospetto o corteggiati, soprattutto dai partiti estremi, che tentarono di accaparrare per sé quel capitale d’energie e d’individui pronti a tutto, privi di scrupolo ed efficaci combattenti.
Durante la guerra gli arditi avevano goduto, in compenso del rischio, particolari privilegi, senza dover subire la logorante vita di trincea.
Essi quindi avevano vissuto la guerra soltanto come spettacolo del loro eroismo individuale, esibito sempre ai limiti della morte.
N’era derivato un gusto per il temerario, una familiarità con la morte stessa, che diventava quasi un desiderio d’apparire tanto coraggiosi e superiori alla massa comune, da amare la morte e da assumerla a simbolo del loro valore.
Gli arditi erano convinti di aver acquisito valori e qualità che li rendevano superiori alle masse.
Sorsero così formazioni d’arditismo, corpi scelti destinati alle azioni più pericolose, con simboli che rispecchiavano il loro carattere e la loro esaltata psicologia; simboli “strani” in cui tornava sempre il colore, l’immagine, l’idea della morte (stendardi neri, teschi col pugnale fra i denti).
Gli arditi furono certamente fra i primi a distinguere il combattentismo fra partecipazione attiva, aristocratica e partecipazione di massa, passiva e incosciente.
L’istintiva neutralità delle masse era un fatto indiscutibile, comune sia alla borghesia sia al proletariato, ma dovuto più ad un naturale sentimento di evitare il peggio, che ad una convinta adesione a teorie pacifiste.
L’aspetto più interessante della loro “ideologia”, fu l’esaltazione della giovinezza e dell’azione, ideologia efficace nell’attrarre i giovani, specialmente quelli che non avevano fatto la guerra.
Al contatto con futuristi e fascisti, gli arditi aspirarono a formulare la loro dottrina sulla base dell’esperienza della guerra, dando vita a una contestazione verso la società borghese, rivolta soprattutto verso la sua mentalità, piuttosto che verso i suoi fondamenti.
Sul piano politico chiedevano l’annessione delle terre italiane e delle terre necessarie alla grandezza della nazione, la riforma elettorale, la Costituente, la rappresentanza dei combattenti, la revisione dei contratti di guerra, l’incriminazione dei profittatori e infine, l’espropriazione dei capitali e nuove leggi sul lavoro.
Attivismo, nazionalismo (esaltazione dello stato nazionale, considerato come ente indispensabile per la realizzazione delle aspirazioni sociali, economiche e culturali di un popolo) e giovinezza sono caratteri dell’arditismo che il fascismo fece suoi.
Gli arditi fornirono alla forza nascente del fascismo quadri attivi, armati, esperti nelle azioni rapide, pronti alla violenza e allo scontro fisico, poco o per nulla rispettosi delle idee altrui.
Inoltre l’arditismo fu il metodo di lotta del fascismo, che ne prese anche i simboli e lo stile (la camicia nera).
All’interno dell’estremismo combattentista, l’unico gruppo che avesse un’ideologia, a cui attinsero arditi e fascisti, era quello futurista.
Nato come movimento artistico nel 1909, il futurismo fu la prima avanguardia del Novecento che, per la sua polemica contro le radici dell’arte (no scuola classica, no città monumentali) e della cultura tradizionale, investiva tutto il mondo di valori, di abitudini, di istituzioni legato a quello della cultura stessa (Filippo Tommaso Martinetti).
Al centro dell’ideologia futurista vi era la concezione della vita come movimento verso il futuro e la libertà assoluta dell’individuo come il valore fondamentale; perciò questa ideologia non ammetteva né leggi, né religione, né tradizioni.
Per il futurismo parlare di solidarietà e di uguaglianza, in senso assoluto, era in linguaggio passatista.
La lotta quotidiana, l’aggressività dei forti verso i deboli, erano considerate norme valide sia per gli individui e sia per i popoli, perché erano necessarie per eliminare gli elementi decadenti, deboli e corrotti.
Da queste premesse di darwinismo sociale, i futuristi negarono la solidarietà fra gli esseri umani e fra i popoli, ed esaltarono le virtù della giovinezza, il coraggio, l’amore del rischio e dell’avventura, che servivano appunto per selezionare gli uomini nuovi dalla massa dei vecchi inerti.
Anche la violenza era accettata, essendo vista come manifestazione dell’esuberanza e dell’insofferenza dei giovani per la politica delle parole e dei compromessi.
I futuristi quindi accolsero con viva approvazione la decisione di Mussolini di fondare i Fasci di combattimento e ne furono i primi animatori ed organizzatori.
La data di nascita ufficiale del Fascismo viene comunemente fatta coincidere con questa fondazione (23 marzo 1919).
Mussolini però intendeva dar vita ad un movimento più che ad un partito, quest’ultimo, infatti, fu creato soltanto il 7 novembre 1921.
Il tentativo di teorizzare il fascismo fu affrontato nel giugno del 1932, con la pubblicazione del XIV volume dell’Enciclopedia Italiana contenente la voce Fascismo a firma di Benito Mussolini.
Il saggio si divideva in due parti ben distinte: le Idee fondamentali e la Dottrina politica e sociale;
la prima, a carattere teorico e dottrinale, fu scritta, in realtà, da Giovanni Gentile (1875 – 1944),
la seconda, più “politica” in senso stretto, da Mussolini.
I punti che il filosofo sviluppò nel suo scritto sono:
la coincidenza di prassi e pensiero, la polemica antiliberale e la differenziazione dai nazionalisti.
Nel binomio pensiero e azione il filosofo siciliano vedeva, infatti, la più netta e decisa presa di posizione contro la tradizione italiana, di origine appunto rinascimentale, che mirava a separare l’uomo di pensiero dai problemi della società, cioè della politica.
Nel suo testo Gentile analizza “che cos’è” il fascismo e a quali concezioni politiche esso si oppone.
Il fascismo è prassi, in quanto è inserito in uno specifico momento storico, ma è anche pensiero poiché contiene in sé un ideale che lo eleva a formula di verità.
E’ una concezione spiritualistica, ma non è scettica, né agnostica, né pessimistica, né passivamente ottimistica, come lo sono, in generale, le dottrine che pongono il centro della vita fuori dell’uomo.
Il fascismo vuole un individuo attivo, che concepisca la vita come lotta e che capisca che solo lui può conquistarsi l’esistenza che vuole.
Per questo viene data grandissima importanza alla cultura in tutte le sue forme (arte, religione, scienza) e all’educazione.
Esso è anche una concezione religiosa, in cui l’uomo è visto in rapporto con una Volontà superiore e obiettiva che lo eleva a membro consapevole di una società spirituale.
Inoltre è una concezione storica, nella quale l’uomo “esiste” solo in rapporto con la società, la famiglia, la nazione e la storia.
Per questo motivo viene dato gran peso alle tradizioni, ai costumi, alle memorie e alle norme del vivere civile, contrariamente a quanto professava il futurismo politico.
Ha una concezione antiindividualistica dello Stato, ed è quindi contro il socialismo poiché non esistono né individui, né partiti fuori dello Stato.
Al tempo stesso però il fascismo è contro la democrazia, che “ragguaglia il popolo al maggior numero abbassandolo al livello dei più” (segue il darwinismo sociale dei futuristi).
Per Gentile, e quindi per Mussolini, non è la nazione a generare lo Stato, ma il contrario, perché esso dà al popolo, consapevole della propria unità morale, una volontà e un’effettiva esistenza.
Lo Stato disciplina tutti gli individui, ispirando con i suoi principi le personalità di ognuno; per questo il fascismo è educatore e promotore di una vita spirituale, volendo rifare l’uomo stesso, il suo carattere e la sua fede.
La sua insegna è perciò il fascio littorio, simbolo dell’unità, della forza e della giustizia.
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Ecco la definizione di fascismo, data da colui che ne fu l'ideatore e il capo, Benito Mussolini:
« Il Fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone?
Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione.
Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano.
Parliamo schietto:
Non importa se il nostro programma concreto, non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese.
Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza, ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro. »
(Benito Mussolini, 19 agosto 1921 - Diario della Volontà)
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QUESTO E' QUELLO A CUI IL FASCISMO, A GRANDI LINEE, SI ISPIRAVA, E, COME SEMPRE, QUANDO UN' IDEOLOGIA VIENE PROPOSTA COME UNA FEDE CHE DEVE COINVOLGERE E CONDIZIONARE TUTTI GLI ASPETTI DELLA VITA CIVILE DI UNA NAZIONE , FINISCE , PRESTO O TARDI, PER PRODURRE RISULTATI CHE, SI RIVELANO COMPLETAMENTE DELETERI PER TUTTI.
IO, MOLTO MODESTAMENTE, MA DALL'ALTO DEL MIO BUONSENSO DI EX CASALINGA, CHE MI HA SEMPRE PORTATO A PENSARE CHE OGNUNO DI NOI DEVE BADARE, IN PRIMIS, A SE' E ALLA PROPRIA FAMIGLIA, SENZA MAI TROPPO LASCIARSI CONDIZIONARE DALLE IDEE ALTRUI, SENTO LA NECESSITA' DI RIBADIRE ANCORA UNA VOLTA UN CONCETTO CHE ESPRIME MOLTO BENE UNA MIA RADICATA CONVINZIONE:
" QUALUNQUE TESI FILOSOFICA, PER VALIDA CHE POSSA APPARIRE IN PARTENZA, QUANDO VENGA PORTATA ALLE SUE ESTREME CONSEGUENZE LOGICHE, FINISCE PER DIVENTARE UN QUALCHE COSA DI COMPLETAMENTE ASSURDO, E L'ADESIONE INCONDIZIONATA ED ACRITICA A QUELLA TESI , PUO' CONDURRE UN INTERO POPOLO ALLA TRAGEDIA. "
FRASI, CONCETTI, IDEE, SE RIPETUTE CONTINUAMENTE IN MODO OSSESSIVO, RIESCONO A CONVINCERE E CONDIZIONARE LE MASSE, CHE FINISCONO PER CONSIDERARLE ASSOLUTAMENTE VERITIERE E INCONTROVERTIBILI.
LA PROPAGANDA SPUDORATA E MASSIVA VIENE SPESSO UTILIZZATA CON PROFITTO DA CAPI SPREGIUDICATI E FURBI, PER CONVINCERE LA GENTE AD AGIRE IN UN CERTO MODO.
E' COSA QUESTA, CHE POSSIAMO VERIFICARE TUTTI I GIORNI:
LE MODE , I COMPORTAMENTI, IL MODO DI PORGERSI E DI PARLARE SI DIFFONDONO E SI PROPAGANO PER IMITAZIONE E DESIDERIO DI ESSERE SIMILI AGLI ALTRI.
SE POI QUALCHE CAPO DETERMINATO E FEROCE, RIESCE ANCHE AD ELIMINARE L'EVENTUALE DISSENSO DEI POCHI, CHE CONTINUAVANO A PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, PUO' AVVENIRE CHE UNA INTERA NAZIONE, PRIVATA DI QUALSIASI ELEMENTO DI GIUDIZIO AUTONOMO E INDIPENDENTE, NON RIUSCENDO PIU' A VEDERE I RISCHI, A CUI QUESTA SORTA DI LAVAGGIO DEL CERVELLO PUO' CONDURRE,
..... SI AVVII INCONSAPEVOLMENTE AL MACELLO, CON LO STESSO FATALISMO E CON LA STESSA INCONSAPEVOLEZZA DI UNA MANDRIA DI BUOI O DI UN GREGGE DI PECORE CHE NON SI RIESCONO MAI A LIBERARE DELLA LORO ATAVICA ABITUDINE A IMITARE E SEGUIRE I LORO SIMILI...
E' TRISTE MA E' COSI' E , FORSE, CI SI DOVREBBE RASSEGNARE!
Ma io non ho mai desiderato essere condizionata e cerco sempre istintivamente di reagire a modo mio.
Ecco perchè, dopo questo improvviso " EXCURSUS " nella filosofia e nella politica, preferisco, adesso, occuparmi della rievozione dei miei modesti, personali, e ininfluenti ......trascorsi infantili.
Preferisco richiamare le immagini dei miei primi anni di vita quando con l'aiuto di una vaschetta di gomma, mia madre mi faceva divertire portandola sulla bella e calda spiaggia di pescara , non ancora sconvolta dalla guerra dalle armi e dalle bombe che di li a poco avrebbero reso impraticabile quel posto meraviglioso.
La vaschetta, una delle prime all'epoca, veniva quindi riempita con l'acqua di mare che cominciava a riscaldarsi al sole e permetteva a me, bambina di meno di due anni di fare un bel bagnetto e di giocare.
La ricordo benissimo: era ovale, di gomma naturale, non colorata, ne gonfiabile:
Era necessario scavare una buca profonda per poi poterla riempire, altrimenti le pareti non reggevano.
Era molto semplice e spartana: non aveva molto in comune con tutti quei gonfiabili che oggi giacciono sui bagnasciuga delle nostre spiagge, durante l'estate.....
Oggigiorno c'è una pletora di mostri multicolori dalle forme più disparate: una paccottiglia che si può comprare per pochi euro, e che dovrebbe somigliare ad animali fantastici, paperi, delfini e chi più ne ha piu' ne metta.
Era solo una vaschetta di gomma grigio verde, con delle stecchette di rinforzo, ma significava tantissimo per me. Mi faceva sentire importante e felice.
Era il momento più bello della mia giornata pescarese.
Il mare è sempre stato il luogo che più ho amato.
Da ragazza sono sempre stata considerata una specie di pesce: passavo in acqua tutta la mattinata e non tornavo sulla spiaggia che dopo ore ore. Spesso uscivo dall'acqua e mi asciugavo solo quando era tempo di andare a casa per il pranzo.
COMUNQUE, ANCHE SE HO AVUTO SEMPRE UNA SORTA DI AVVERSIONE PER LA STORIA E, NELLA MIA VITA STUDENTESCA, MI SONO FATTA RIMANDARE TANTE VOLTE A SETTEMBRE, .....NON POSSO RACCONTARE LE MIE VICENDE PRIVATE, SE NON INIZIO CON DEI PRECISI RIFERIMENTI AL PERIODO STORICO IN CUI SONO NATA E, QUINDI, AL FASCISMO.
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CLICCA QUI PER LEGGERE COSA SUCCEDEVA IN ITALIA NEL 1937http://cronologia.leonardo.it/storia/a1937a.htm
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Il fascismo "male assoluto", come ha affermato Gianfranco Fini, o male
relativo, come ha sostenuto pochi giorni fa il suo confusionario allievo
Gianni Alemanno sindaco di Roma? Andiamo a vedere allora i principali
guasti prodotti dal fascismo, in dati e cifre.
La soppressione dei diritti e delle libertà
Parte da lontano, con le sopraffazioni delle squadracce fasciste che
seminano morte e terrore, con la "notte di fuoco" di Firenze, con la
colonna Brandimarte a Torino, col rogo delle grandi cooperative ravennate
preludio alla Marcia su Roma.
Decine e decine di morti, centinaia di
feriti, devastazione di Camere del lavoro e di partiti. Mussolini sa
scegliere chi colpire: un parroco, don Giovanni Minzoni, ad Argenta,
ucciso a bastonate nel 1923; il socialista Giacomo Matteotti, il più
tenace e popolare fra i leaders parlamentari, rapito ed ucciso nel giugno
1924; il liberale Giovanni Amendola, ex ministro, selvaggiamente picchiato
a Montecatini, morto nel 1926, come Piero Gobetti, il più giovane e
originale fra gli oppositori, che si spegne a Parigi dopo violentissime
percosse; il giovane dirigente comunista Gastone Sozzi, torturato e
"suicidato" nel carcere di Perugia nel 1928; il liberalsocialista Carlo
Rosselli, promotore della partecipazione alla guerra di Spagna («Oggi in
Spagna, domani in Italia»), assassinato in Francia assieme al fratello
Nello nel 1937; Antonio Gramsci duramente condannato e fatto marcire in
carcere fino alla morte, in clinica, nel 1937.
Con le leggi speciali del 1926 vengono dichiarati decaduti i deputati
dell'opposizione, abolita la libertà di stampa (il sindacato giornalisti,
che resiste, è sciolto d'autorità), soppressi i giornali di opposizione,
sciolti i partiti, istituito il Tribunale Speciale e il confino di
polizia, ripristinata la pena di morte.
Elezioni abolite
Mussolini va al potere, complice il re, col colpo di Stato della marcia su
Roma dell'ottobre `22 (l'anno prima ha raccolto pochi voti).
Poi si taglia su misura una legge elettorale maggioritaria.
Con la quale si vota nel 1924, una parvenza di democrazia. Matteotti, che denuncia, durissimo, alla
Camera violenze, intimidazioni e brogli, viene eliminato poche settimane
dopo. Si tengono due grotteschi plebisciti sul regime, nel 1929 e nel
1934. Votare "no" su di una scheda trasparente vuol dire venire bastonato
fuori dal seggio.
Nel 1929 sono 135.773 a votare così.
Poi vale soltanto la tessera del Partito Nazionale Fascista senza la quale non si può lavorare, negli uffici pubblici, nella scuola, ma un po' dovunque.
Viene imposto ai docenti universitari il giuramento di fedeltà al regime: in
dodici non giurano, altri hanno già perso o perderanno la cattedra per
antifascismo (Salvemini, Lionello Venturi, Borgese), altri ancora si
mascherano per cospirare.
Tribunale Speciale Istituito il 5 novembre 1926, durerà fino al 25 luglio 1943.
I processati sono migliaia, i condannati circa 4.600 (dei quali 697 minorenni) per
oltre 28.000 anni di carcere irrogati complessivamente. In maggioranza si
tratta di operai e artigiani, per lo più comunisti. Giovani, sui
trent'anni in media. Il trentenne Umberto Terracini, condannato nel 1926,
trascorrerà ininterrottamente in galera e al confino circa 17 anni,
venendo liberato dopo la caduta di Mussolini nel `43.
È ebreo e due volte
espulso dal Pci per antistalinismo. Giancarlo Pajetta viene processato e
duramente condannato a 17 anni appena. Trentuno le esecuzioni capitali.
Altre centinaia di antifascisti devono espatriare clandestinamente. Uno
dei più importanti fra gli esuli, Filippo Turati, viene fatto fuggire da
Sandro Pertini, poi carcerato a lungo, e da altri (l'auto è guidata
dall'industriale ebreo Adriano Olivetti).
La politica economica
Vengono soppresse anche le libertà sindacali e vietati gli scioperi. Per
tutto il ventennio la compressione dei salari è costante. L'indice delle
retribuzioni pari a 127 nel 1921, prima dell'avvento di Mussolini, tocca
un minimo storico nel 1926 con 111,6.
Per tornare al livello del 1921
bisognerà aspettare il 1949.
Il fascismo non applica la nominatività ai
titoli azionari, abolisce subito la commissione per i sovraprofitti di
guerra, l'imposta di successione e quella sui capitali di banche e
industrie, sblocca i fitti, ecc.
I salvataggi industriali saranno pagati
dalla collettività. Lo Stato corporativo rimane sulla carta.
Leggi razziali
Nel 1938 agli italiani di "razza ebrea" sono vietati tutti gli incarichi
pubblici, le scuole statali, il contatto stesso con gli "ariani",
l'esercizio di numerose attività commerciali, compresa la licenza di un
taxi, l'ingresso nelle pubbliche biblioteche e così via. Poi la Shoa. I
cittadini di origine israelita non sono mai stati molti in Italia.
Stavolta muoiono in tanti.
La comunità romana registra oltre 2.000
deportati, dei quali appena 16 tornano vivi. Intere famiglie risultano
annientate in tutta Italia.
Fra guerra e Resistenza
Il fascismo vuole l'entrata in guerra a fianco di Hitler, pur conoscendo
la totale impreparazione del nostro esercito. Risultato finale (oltre a
città distrutte, infrastrutture territori devastati): 330.000 militari
caduti o dispersi e 85.000 civili deceduti.
Circa 650.000 soldati e 30.000
ufficiali italiani vengono internati in Germania (dopo i massacri di massa
a Cefalonia e a Corfù) dopo l'8 settembre `43.
Nella quasi totalità
rifiutano di aderire alla Repubblica di Salò e patiscono una dura
prigionia, così che oltre 41.400 di essi moriranno nei lager. Una pagina
di storia e di amor patrio straordinaria e pochissimo conosciuta.
Alla Resistenza partecipano circa 300.000 fra italiani e italiane: le
donne fucilate o impiccate saranno 2.812, oltre mille cadono negli scontri
coi nazifascisti. In totale i morti della Resistenza, in combattimento o
dopo la cattura, sono oltre 44.000.
Altrettanti i militari del Corpo di
Liberazione caduti a fianco degli Alleati anglo-franco-americani. Le
stragi di cittadini inermi perpetrate dai nazifascisti si contano in oltre
400, per circa 15.000 vittime, da Castellaneta a Bolzano, compiute dalle
Ss, da militari della Wermacht in ritirata, col sostegno spesso dei
militari di Salò. Ben 695 i fascicoli delle stragi sepolti negli "armadi
della vergogna" (come li ha chiamati Franco Giustolisi) e appena una
decina i processi. Il sindaco di Roma Alemanno non considera il fascismo
il "male assoluto". Giudicate da voi da questa sintesi estrema di nudi
fatti, di crude cifre.
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1937
19 Febbraio. A seguito di un attentato al capo fantoccio dell'Etiopia, il generale Rodolfo Graziani, viene scatenata una terribile repressione che porta alla immediata fucilazione degli etiopi trovati in possesso di armi.
La resistenza etiopica continuerà a battersi contro l'invasore durante tutto il periodo dell'occupazione.
9 Marzo.
Tutti i dipendenti statali sono obbligati a iscriversi al partito nazionale fascista.
Aprile. Vengono arrestati, a Milano, Rodolfo Morandi, Aligi Sassu e altri esponenti del Fronte unico antifascista.
19 Aprile.
I rapporti tra italiani e popolazioni locali in Africa sono regolati da un decreto legge e improntati ad una rigida separazione a "difesa della razza". La canzone Faccetta Nera viene censurata in quanto potrebbe stimolare incroci amorosi ritenuti impropri dal regime in quanto comprometterebbero la purezza razziale del popolo italico. La tragedia si mescola alla farsa.
27 Aprile.
Muore a Roma Antonio Gramsci. Gravemente malato di tubercolosi, era stato rimesso in libertà agli inizi di Aprile dopo aver trascorso gli ultimi anni di vita in clinica.
8 Maggio.
Viene vietata la vendita di giornali inglesi in Italia. Si vuole così reprimere l'inaudita libertà di critica esercitata dai giornalisti inglesi verso il regime.
27 Maggio.
Il ministero della stampa e propaganda diventa ministero della cultura popolare (minculpop).
Tutte le manifestazioni culturali finiscono sotto il tallone del regime.
9 Giugno.
I fratelli Carlo e Nello Rosselli sono uccisi in Francia a Bagnoles-sur-l'Orne (Normandia) da membri di un cosiddetto Comité secret d'action révolutionnaire. I mandanti vanno ricercati nelle più alte sfere dello stato italiano che ha agito attraverso il Servizio informazioni militari (SIM).
È uno dei crimini più vili compiuti dallo stato italiano nella sua vergognosa storia.
24 Giugno. L'IRI, costituito per fronteggiare la grande crisi economica, assume un carattere permanente. Solo gli sciocchi potevano pensare che lo stato abbandonasse il controllo delle leve del potere economico. Vengono inoltre costituite la Finsider (Società finanziaria siderurgica) e la Finmare (Società finanziaria per le costruzioni navali).
30 Settembre.
Lo stato introduce una imposta ordinaria sui patrimoni superiori alle 10.000 lire.
19 Ottobre.
Lo stato istituisce una imposta straordinaria sul capitale delle società per azioni che sarà estesa, dopo alcuni giorni, alle società non azionarie. La spremitura nei confronti dell'apparato produttivo, da parte dei ceti burocratico-parassitari, continua e si intensifica.
27 Ottobre.
Viene istituita la Gioventù Italiana del Littorio (GIL), associazione para-militare che raccoglie figli della lupa, balilla, avanguardisti, giovani fascisti, giovani fasciste, piccole italiane, giovani italiane, per un totale di quasi 8 milioni di iscritti.
La GIL, il cui motto è "Credere, obbedire, combattere", viene posta alle dirette dipendenze del segretario del partito fascista.
1938
1 Febbraio. Il 'passo romano' a imitazione del 'passo dell'oca' tedesco fa la sua apparizione in una parata militare a Roma.
La scimmiottatura culturale dello stato nazional socialista tedesco procede a tappe rapide e con esso la progressiva subordinazione politica.
Febbraio.Il fascismo impone l'uso del "voi" (al posto del "lei") in tutte le organizzazioni dipendenti dal partito.
Il fascismo interviene anche ripetutamente a nome della purezza della lingua (la cosiddetta "bonifica linguistica") vietando l'uso di vocaboli di altre lingue o di vocaboli italiani che fanno riferimento a nazioni 'nemiche' (ad esempio : insalata russa diventa insalata tricolore, chiave inglese diventa chiavemorsa).
Aprile. Il Consiglio dei ministri approva uno schema di decreto-legge per la costruzione a Roma della sede dell'Istituto per la bonifica umana e l'ortogenesi.
È' l'istituzionalizzazione, da parte dello stato, del razzismo e dell'antisemitismo.
1 Giugno.
Il blocco dei prezzi deciso nel 1936 viene prorogato per altri due anni. L'autonomia dei produttori e il libero scambio sono praticamente soppressi da tempo.
2 Giugno.
La stretta di mano, indice di un comportamento poco virile, è vietata in tutti i luoghi di lavoro statali. Il fascismo sta strabordando e gli italiani stanno, come al solito, obbedendo.
14 luglio.
Il Manifesto degli scienziati razzisti viene pubblicato anonimo sul Giornale d'Italia. È opera di un gruppo di docenti universitari che si faranno avanti il 25 Luglio dopo aver ottenuto l'approvazione del regime.
Agosto.
L'addetto alla segreteria di stato del Papa (Monsignor Mariano Rampolla) si incontra in Svizzera con una delegazione del partito comunista. La Chiesa si sta sganciando dal regime.
3 agosto.
Viene introdotta la legislazione razziale contro gli ebrei. Il Ministro Bottai vieta l'iscrizione di 'ebrei stranieri' nelle scuole italiane.
5 Agosto.
Una Nota dell'Informazione Diplomatica afferma che il "razzismo italiano" deve diventare "patrimonio spirituale del nostro popolo, base fondamentale del nostro Stato, elemento di sicurezza del nostro Impero".
6 Agosto.
Inizia le sue pubblicazioni la rivista "La difesa della razza" di cui il partito fascista raccomanda la diffusione ai segretari federali. Tiratura del primo numero : 85mila copie; del secondo numero 150mila copie.
1 Settembre.Il Consiglio dei Ministri delibera l'istituzione presso il Ministero dell'Interno del "Consiglio Superiore per la Demografia e per la Razza".
Si fa divieto agli 'ebrei stranieri' di fissare stabile dimora nel Regno, in Libia e nei possedimenti dell'Egeo. Quelli che ci si trovassero da una data posteriore al 1 gennaio 1919 devono andarsene. Viene revocata la concessione di cittadinanza italiana fatta a 'ebrei stranieri' dopo il 1 gennaio 1919.
2 Settembre.
Su proposta del ministro Bottai, gli ebrei sono esclusi dall'insegnamento nelle scuole statali ed è loro vietata l'iscrizione. I membri di razza ebraica vengono esclusi dalle Accademie e dagli Istituti di scienze, lettere e arti.
13 Settembre.
Prima riunione della commissione per la bonifica libraria istituita nell'ambito del ministero della cultura popolare (minculpop) allo scopo di provvedere ad una revisione della produzione libraria italiana e straniera "in relazione alle superiori direttive di carattere razziale".
18 Settembre.
In vari discorsi tenuti in Veneto, Mussolini si scaglia ripetutamente contro la borghesia che rimane distante dal rinnovamento da lui propugnato (che consiste nel militarismo, razzismo e servilismo culturale).
29 Settembre.
A Monaco di Baviera, di fronte all'espansionismo nazionalista dello stato tedesco, i governi francesi e inglesi accettano la proposta di Mussolini che prevede la annessione dei Sudeti nel reich tedesco e la spartizione tra lo stato ungherese e quello polacco di altre porzioni del territorio cecoslovacco.
30 Settembre.
I rappresentanti del governo di Praga, che non sono stati ammessi alla riunione di Monaco, vengono obbligati a firmare la capitolazione che sancisce lo smembramento del paese. È una pagina obbrobriosa, una vergogna di cui sono responsabili i maggiori stati europei. L'accoppiata criminale di nazionalismo e imperialismo ha prevalso.
Nella loro supina idiozia gli italiani, al passaggio del treno che riporta Mussolini in Italia, celebrano il loro duce come difensore della pace.
25 Ottobre.
Di fronte al Consiglio nazionale del partito, Mussolini pronuncia un violento discorso contro la borghesia parlando di "mezzo milione di vigliacchi borghesi che ancora si annidano nel paese".
29 Ottobre. Viene inaugurato a Roma il Centro di preparazione politica, per plasmare la nuova classe dirigente fascista, i futuri padroni chiamati a comandare sul popolo italiano.
10 Novembre.
Vengono varati ulteriori decreti antisemiti. Sono proibiti i matrimoni degli italiani di "razza ariana" (sic) con i cittadini di altra razza. Gli ebrei non possono accedere a cariche elettive e sono sottoposti a limitazioni nell'esercizio delle attività economiche.
Fanno eccezione gli ebrei benemeriti del fascismo.
30 Novembre.
I deputati della Camera inscenano una manifestazione al grido di "Tunisi, Corsica, Nizza e Savoia" ponendo all'ordine del giorno rivendicazioni sui suddetti territori. Questi sono i rappresentanti del popolo italiano, cioè la punta più avanzata del cretinismo nazionalistico.
10 Dicembre.
Enrico Fermi riceve il premio Nobel per la fisica e da Stoccolma parte direttamente per gli Stati Uniti. L'Italia non è di certo un luogo vivibile per un cervello come il suo.
Enrico Fermi (Roma, 29 settembre 1901 – Chicago, 29 novembre 1954) è stato un fisico italiano naturalizzato statunitense del XX secolo, tra i più noti al mondo, principalmente per i suoi studi teorici e sperimentali nell'ambito della meccanica quantistica.---------------
Sono celebri, tra l'altro, la sua teoria del decadimento β, la statistica quantistica di Fermi-Dirac, i risultati concernenti le interazioni nucleari.
In suo onore venne dato il nome ad un elemento della tavola periodica, il Fermio (simbolo Fm), ed un'unità di misura, il Fermi (simbolo fm).
Enrico Fermi inoltre progettò e guidò la costruzione del primo reattore nucleare a fissione, che produsse la prima reazione nucleare a catena controllata. Fu, inoltre, uno dei direttori tecnici del Progetto Manhattan, che portò alla realizzazione della bomba atomica.
È stato inoltre il primo ad interessarsi alle potenzialità delle simulazioni numeriche in ambito scientifico, nonché l'iniziatore di una fecondissima scuola di fisici, sia in Italia, sia negli Stati Uniti d'America.
Tra i numerosi premi ricevuti da Enrico Fermi, vi è anche il Premio Nobel per la fisica, per la sua identificazione di nuovi elementi della radioattività e la scoperta delle reazioni nucleari mediante neutroni lenti.
La vulcanica attività di Fermi si è manifestata in molti campi della fisica, ed egli è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi.
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17 Dicembre.
Il governo italiano denuncia gli accordi con il governo francese del gennaio 1935 in modo da avere mano libera nelle sue rivendicazioni territoriali.
21 Dicembre.
Una nuova legge sul collocamento prevede che lo stato provveda alla sistemazione dei lavoratori disoccupati. Siamo all'apogeo dello stato padre, padrone, padreterno.
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Considerazioni Conclusive-------------
Benito Mussolini ed i suoi primi sodali erano notoriamente romagnoli, però il fascismo come movimento organizzato nacque a Milano, si diffuse nelle campagne della pianura padana, poi conquistò le città del nord, infine giunse al sud. Questa dinamica è conosciuta, mentre invece si sono meno evidenziate le diversità interne.
Il fascismo romagnolo aveva un’anima repubblicana (Balbo in primis), che oscillava fra le eredità del socialismo, o persino dell’anarchia, e quelle del nazionalismo, ben rappresentate da Farinacci. Il fascismo milanese era invece segnato da connotati maggiormente intellettuali e combattentistici, i quali bramavano “modernizzare” l’Italia, coniugando istanze socialiste, tecnocrazia, nazionalismo.
Decisamente monarchico e filo-clericale il fascismo piemontese, con numerosi militari fra i suoi aderenti, però singolarmente abbastanza anti-capitalistico.
Un caso a sé invece era il fascismo veneziano, assai importante, ma pochissimo studiato. Volpi di Misurata ed i suoi amici erano massoni e legati all’ambiente dell’alta finanza, e rappresentavano in un movimento teoricamente popolare, con un’anima in fondo anti-borghese ed anti-moderna, idee prettamente liberali (ma elitarie), liberiste e, come accade solitamente in questi casi, fortemente anglofile.
Il fascismo toscano era forse quello più duro e battagliero, tanto che fra i maggiori gerarchi della RSI c’erano moltissimi Toscani, al punto che la repubblica di Salò fu soprannominata ironicamente “granducato di Toscana”.
Esso era un fascismo assieme guerriero e rivoluzionario, ostile al socialismo come al liberalismo, e s’ispirava a modelli totalitari più che autoritari.
Inoltre, molti fra i maggiori esponenti intellettuali del fascismo erano Toscani.
Il fascismo romano aveva due anime. La prima era quella dell’ “aristocrazia nera” romana, nera non per l’adesione al fascismo, bensì per essere da secoli ultra-cattolica e clericale.
Essa non era in verità nazionalista, essendo l’Unità d’Italia raggiunta con la breccia di Porta Pia, e non approvava assolutamente la modernità in nessuno dei suoi aspetti.
La sua ideologia era quella dell’ultramontanismo cattolico, quindi aveva nel Papa, e non nel Duce o nel Re il suo punto di riferimento.
Aveva poi a Roma il suo epicentro il tradizionalismo di natura “pagana” (Evola ed i suoi collaboratori ed amici), numericamente assai ridotto, però di grande importanza culturale, persino più reazionario di quello cattolico, però certo assai diverso, sebbene punti di contatto e di reciproca simpatia non mancassero fra i due gruppi.
Evola anzi era egli stesso un membro della nobiltà romana.Infine, il fascismo meridionale sorto per ultimo fu in verità l’adesione da parte dei vecchi ceti liberali del Sud alla nuova ideologia fascista, non tanto per convinzione, quanto per interesse. Gran parte di questi notabili locali poi cambiarono nuovamente cavallo, divenendo demo-cristiani.
Ribadisco che non si deve parlare di "fascismo", bensì di "fascismi" al plurale, di cui quello di Salò fu soltanto l'ultima, ed assai poco rappresentativa, manifestazione.
Pubblicato da Marco De Turris
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